Crescita demografica e impatto ambientale: come rispondere alla pressione sulle risorse naturali

La sovrappopolazione alimenta una crescente domanda di risorse naturali alla quale sono legati, tra gli altri, l’incremento di emissioni di gas serra e la deforestazione. Questo fenomeno contribuisce al cambiamento climatico, al degrado ambientale, alla perdita di biodiversità e alle tensioni sociali. Affrontare questa emergenza richiede l’impegno di Stati, istituzioni e cittadini.

Crescita demografica e impatto ambientale: come rispondere alla pressione sulle risorse naturali

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La sovrappopolazione è strettamente legata ai problemi ambientali, su questo non c’è dubbio. Basti pensare a come la popolazione mondiale sia passata da circa 2 miliardi nel 1900 ai più di 8 attuali. E questo numero continuerà ad aumentare. Con tutte le problematiche relative alla sostenibilità che già comporta e che, probabilmente, si inaspriranno. Ma come, in concreto, il tema della sovrappopolazione si connette a quello della sostenibilità? In questo articolo proviamo a rispondere a questa domanda.

Quando si parla di sovrappopolazione?

La sovrappopolazione è universalmente riconosciuta, specie da alcuni decenni a questa parte, come un problema ambientale globale. Ma quando è che si verifica? Si parla di sovrappopolazione quando il numero degli abitanti di una determinata area, supera la capacità sostenibile dell’ambiente di fornire risorse sufficienti a tutti. Quando parliamo di sovrappopolazione, a venire in mente sono immediatamente alcune tra le aree più densamente popolate del mondo, come l’Asia e l’Africa, ma è un problema globale che richiede una risposta che coinvolga tutti i Paesi del mondo.

Sovrappopolazione: come il problema si connette ai temi ambientali

Quante persone può sopportare il nostro pianeta?

Detto questo, la domanda sorge spontanea: quante persone può sopportare il nostro pianeta? Gli esperti, negli anni, si sono occupati del calcolo di questo dato, giungendo ad una stima pari a 9-10 miliardi di persone. Tra gli altri, citiamo il sociobiologo Edward O. Wilson, dell’Università di Harvard, che ha reso nota la sua stima che è basata sul calcolo delle risorse disponibili sulla Terra. Sia in fatto di acqua dolce che di terra coltivabile, necessaria per poter coltivare cereali ed alimenti in genere che possano sfamare la popolazione mondiale.

Sovrappopolazione e problemi ambientali

Entriamo nel vivo dell’argomento, che problemi causa la sovrappopolazione? Molti e, sempre più spesso, di difficile gestione: deforestazione, espansione urbana, cambiamento climatico, declino della biocapacità, sicurezza alimentare. Ed ancora, effetti negativi sul benessere dei cittadini, aumento della domanda di energia e, non da ultimi, effetti sull’ecosistema terrestre e marino: non è un mistero che molte specie si stiano estinguendo. Senza contare le conseguenze a lungo termine, come tensioni sociali, scarsità di cibo, povertà, disoccupazione e conflitti per le risorse limitate. La mancanza di opportunità lavorative e un’istruzione inadeguata sono il risultato della disuguaglianza globale.

Volendo approfondire le principali voci, l’aumento della popolazione porta inevitabilmente ad un maggiore consumo di risorse e, di conseguenza, a un aumento delle emissioni di gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico e ai suoi effetti devastanti sull’ambiente. La più “banale” conseguenza della sovrappopolazione è la crescente necessità di cibo, acqua ed energia, che deve far fronte, appunto, alla scarsità di risorse. A sua volta, l’aumento del consumo di risorse, nonché la produzione di rifiuti, sono strettamente connessi all’inquinamento e al degrado ambientale (erosione del suolo, inquinamento delle acque e altri danni all’ecosistema). E alla deforestazione, messa in atto per ottenere più spazio per l’urbanizzazione ma che comporta la perdita di habitat per la flora e la fauna selvatiche, e alla perdita di biodiversità.

Come risolvere il problema della sovrappopolazione?

Bisognerebbe mettere in atto un approccio che coinvolga Stati, comunità e cittadini, e che comprenda l’attuazione di politiche che corrispondano alle linee guida fornite dalle istituzioni internazionali. A livello individuale, ad esempio, si potrebbe considerare la possibilità di fare meno figli (e di educarli in maniera precoce sull’uso dei contraccettivi), oltre che tenere in considerazione la possibilità di adozione. In maniera indiretta, poi, si potrebbe scegliere di ridurre o limitare il consumo di carne e di preferire all’areo, come mezzo di trasporto, soluzioni più sostenibili.

A livello comunitario, invece, i comuni potrebbero attuare delle politiche volte a stabilire dei limiti per la gestione della crescita, e città e paesi potrebbero acquistare terreni circostanti ancora liberi ponendo su questi il divieto di edificare. C’è una parte del mondo, quella probabilmente più bisognosa da questo punto di vista e, spesso, remota, nella quale sarebbe necessario rendere legale, gratuita e facilmente accessibile la contraccezione e prolungare l’obbligo di istruzione obbligatoria almeno fino all’età di 16 anni, oltre che promuoverla in particolar modo tra le donne.

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