Litio geotermico, una risorsa sostenibile per il futuro dell’energia rinnovabile
E’ il litio che viene estratto dalle salamoie geotermali utilizzate nella produzione di energia. Ad esso sono legati diversi vantaggi: comporta minori costi di produzione e provoca un minor impatto sull’ambiente non causando emissioni aggiuntive di anidride carbonica nell’atmosfera. Nel mondo non è distribuito in maniera uniforme: i principali produttori sono Cile, Argentina e Bolivia. In Italia si troverebbe nella fascia vulcanico-geotermica che attraversa Toscana, Lazio e Campania.
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Il litio geotermico, si parla sempre più insistentemente di tale minerale divenuto fondamentale per la realizzazione delle batterie dei veicoli elettrici, è quello estratto dalle salamoie geotermali utilizzate nella produzione di energia. A differenza di quanto accade normalmente, ovvero dalle rocce. Ciò lo rende più vantaggioso sotto diversi punti di vista. Ma quali sono le sue principali fonti nel mondo, e dove si trova in Italia? Rispondiamo a queste e ad altre curiosità di seguito.
Cos’è il litio geotermico
Il litio (Li) è un elemento chimico del gruppo dei metalli alcalini. Il suo nome deriva dal greco ‘lithos’, che significa pietra. Si presenta morbido, bianco e brillante, ed è stato scoperto nel 1817 dal chimico svedese Johan August Arfwedson nel minerale petalite. Dove si trova il litio in natura? Non è reperibile in forma pura ma combinato in piccole quantità in quasi tutte le rocce ignee e nelle acque di molte sorgenti minerali.
Per definire il litio geotermico possiamo affidarci alle parole di Andrea Dini, ricercatore dell’IGG-CNR e co-autore di uno studio dedicato alla presenza del litio nella nostra Penisola, che lo descrive come “litio disciolto sotto forma di ione in un fluido acquoso caldo naturale”, minerale che è stato “strappato” dalle rocce grazie al passaggio del liquido geotermico attraverso il suolo.
Usi del litio
A cosa serve il litio è oramai chiaro: il suo uso più importante è nelle leghe conduttrici di calore. Si usa nella produzione di batterie ricaricabili per telefoni cellulari, nei computer portatili, nelle fotocamere digitali e nelle auto elettriche. Questo è il motivo per il quale, negli ultimi tempi, la sua produzione mondiale è aumentata vertiginosamente arrivando a raggiungere le 130 mila tonnellate lo scorso anno. In medicina, viene invece usato per trattare e prevenire, nei soggetti affetti da disturbo bipolare, episodi maniacali o altre malattie psicologiche e psichiatriche. E’ importante sottolineare come il litio, nonostante sia un elemento abbondante nella crosta terrestre, sia difficile da estrarre e raffinare fino ad ottenere un prodotto che possa essere facilmente sfruttato per fabbricare i materiali utilizzati nelle batterie dei veicoli elettrici.
Come si estrae il litio geotermico
Se in genere, come abbiamo anticipato, il litio si estrae dalle rocce in miniera o tramite l’evaporazione in stagni di litio, quello geotermico si ricava dalle salamoie geotermali. Così come riporta La Repubblica, è possibile compiere tale operazione grazie ad una apposita centrale geotermica dalla quale viene estratta la salamoia prelevandola dal sottosuolo ad una temperatura di 165°C. Il tutto, sfruttandone il calore ed alimentando una turbina capace di produrre energia sufficiente ad autoalimentare l’intero processo.
Da qui il vantaggio del litio geotermico nell’ottica della gestione delle fonti rinnovabili (non programmabili). Tale metodo comporta minori costi di produzione ed un minor impatto sull’ambiente. Sfruttando le comuni operazioni della geotermia, non causa emissioni aggiuntive di anidride carbonica nell’atmosfera. Inoltre, l’energia geotermica basta anche per alimentare i successivi passaggi di raffinazione. Un altro pro a favore del litio geotermico consiste nel fatto di non richiedere grandi quantità di acqua e di suolo (rispetto ad altri metodi, come ad esempio quello degli stagni). Il costo dell’intera operazione, a conti fatti, risulta minore del doppio.
Litio geotermico, dove si trova
Il litio non è distribuito in maniera omogenea nel mondo. Quasi l’80% dei giacimenti conosciuti si trova nel triangolo del litio sudamericano composto da Argentina, Bolivia e Cile, e in Australia. Ma se qui viene estratto direttamente da una miniera a cielo aperto che lo ricava a partire da un minerale che si chiama spodumene, è in Sudamerica, invece, che si ottiene principalmente dalla salamoia (tramite laghi salati o, appunto, da acqua geotermica). Discorso a parte deve essere fatto per la Cina che, pur detenendo meno del 7% delle riserve mondiali del minerale, si conferma essere il più grande importatore e consumatore di litio al mondo grazie ad investimenti strategici e accordi di fornitura a lungo termine.
Che dire dell’Italia? Nella nostra penisola è il sopra citato studio condotto dai ricercatori dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse (IGG) del CNR a dire che, molto probabilmente, zone ricche di litio geotermico si possano riscontrare nella fascia vulcanico-geotermica che passa attraverso Toscana, Lazio e Campania. In queste zone sono stati intercettati fluidi geotermici contenenti alte concentrazioni del minerale.