Le città spugna cinesi per combattere le inondazioni: un modello ispirato alla natura
Le città spugna sono un nuovo tipo di eco-città che offre una strategia per incorporare il ciclo dell’acqua nella pianificazione urbana.
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LL’acqua è risorsa essenziale per la vita che troppo spesso consideriamo infinita, ma che in realtà sempre più minacciata da una gestione insostenibile, dall’urbanizzazione e dagli effetti del cambiamento climatico. In Cina, dove la popolazione di 1,4 miliardi di persone dipende da riserve idriche distribuite in modo disomogeneo, la necessità di nuove soluzioni per preservare e ottimizzare le risorse idriche è diventata urgente. È in questo contesto che nasce il concetto delle “città spugna”, una strategia innovativa che integra il ciclo dell’acqua nella progettazione urbana.
La città spugna cinesi, un modello ispirato alla natura
Le città spugna si fondano sull’idea di lavorare con l’ambiente naturale anziché contro di esso. Questo approccio utilizza il paesaggio urbano per raccogliere, immagazzinare e depurare l’acqua piovana, trasformando l’acqua in eccesso da problema a risorsa preziosa. A differenza delle tradizionali infrastrutture in cemento, che spesso aggravano le inondazioni e separano le persone dalla natura, le città spugna adottano materiali e design che favoriscono l’assorbimento e il riutilizzo delle acque.
Tra le soluzioni principali ci sono:
- Pavimentazioni permeabili che permettono all’acqua di filtrare nel terreno;
- Tetti verdi che trattengono l’acqua piovana e riducono il calore urbano;
- Aree verdi multifunzionali, come parchi e zone umide, che immagazzinano e purificano l’acqua mentre offrono spazi ricreativi ai cittadini.
Questi elementi non solo aiutano a prevenire le inondazioni, ma migliorano anche la qualità dell’aria e mitigano l’effetto “isola di calore” tipico delle città moderne.

Un’idea radicata nell’antica saggezza
Il professor Kongjian Yu, urbanista e architetto presso l’Università di Pechino, è il principale promotore del concetto di città spugna. Yu ha preso ispirazione dall’antica gestione agricola cinese, che utilizzava metodi semplici e sostenibili per trasformare il territorio. Questa visione è stata arricchita da esperienze internazionali, come i sistemi di drenaggio sostenibile (SuDS) del Regno Unito e gli sviluppi a basso impatto (LID) negli Stati Uniti.
Secondo Yu, affrontare la crisi climatica e idrica globale richiede una trasformazione del nostro rapporto con l’ambiente urbano: “Non si tratta solo di tetti verdi e giardini pluviali, ma di una riconfigurazione sistematica delle città stesse”, sostiene l’urbanista.
I successi e le sfide delle città spugna in Cina
Uno degli esempi più emblematici è il Qunli Stormwater Park, un’area di 34 ettari nella città di Harbin. Questo spazio multifunzionale raccoglie e purifica l’acqua piovana, preserva l’habitat naturale e funge da parco pubblico per i residenti. Ma non è un caso isolato: il governo cinese ha lanciato un programma pilota per trasformare 16 città in città spugna, assegnando finanziamenti significativi per sviluppare infrastrutture innovative e sostenibili.

Le città pilota, incluse Wuhan e Chongqing, stanno mostrando come un design ecologico possa affrontare sfide complesse come l’inquinamento idrico e le inondazioni, riducendo al contempo le emissioni di carbonio. Tuttavia, il percorso verso un’implementazione su larga scala non è privo di ostacoli. I costi iniziali elevati e la necessità di un cambiamento culturale nella pianificazione urbana rappresentano sfide significative.
Le città spugna non sono solo una risposta alle emergenze idriche, ma una visione a lungo termine per creare ambienti urbani più vivibili e resilienti. Questo approccio può essere applicato anche in altre parti del mondo, adattandosi alle diverse condizioni climatiche e sociali. La Cina, con il suo impegno pionieristico, offre un modello prezioso per dimostrare che una gestione dell’acqua basata sulla natura non solo è possibile, ma è essenziale per garantire un futuro sostenibile.