Il consumo di suolo in Italia è pari a 30 campi da calcio al giorno

Il consumo di suolo in Italia accelera alla velocità di 2,4 m2 al secondo, pari alla grandezza di 30 campi da calcio al giorno.

Il consumo di suolo in Italia è pari a 30 campi da calcio al giorno

NNel 2023 l’Italia ha registrato un dato allarmante sul fronte del consumo di suolo: oltre 70 km² di territorio sono stati trasformati, un’area equivalente a circa 30 campi da calcio ogni giorno. Questo fenomeno, monitorato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), rappresenta non solo una minaccia per l’ambiente, ma anche un danno economico significativo, stimato in 400 milioni di euro annui. Nonostante il calo demografico, però, l’espansione delle superfici artificiali non accenna a rallentare, evidenziando una crescita scollegata dalle dinamiche della popolazione.

consumo di solo in Italia

Cosa si intende per consumo di suolo?

Per consumo di suolo si intende il processo di trasformazione delle aree naturali, agricole o seminaturali in superfici artificiali, prevalentemente per effetto di costruzioni, infrastrutture e urbanizzazione. Questo fenomeno si può manifestare in due diverse forme:

  • Consumo di suolo permanente: un’azione che comporta l’impermeabilizzazione del terreno, con una perdita irreversibile delle sue funzioni ecologiche. Qui troviamo edifici, strade e parcheggi.
  • Consumo di suolo reversibile: si tratta di trasformazioni temporanee, come quelle dei cantieri, dove il suolo può eventualmente essere ripristinato.

Il consumo netto di suolo è determinato dal bilancio tra le nuove artificializzazioni e gli interventi di recupero, come le demolizioni o le rinaturalizzazioni di aree precedentemente compromesse.

Consumo di suolo in Italia: i dati di Ispra

Secondo il rapporto Ispra 2024, l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo di azzerare il consumo netto di suolo. A fronte di oltre 70 km² consumati nel 2023, solo 8 km² sono stati ripristinati, principalmente grazie al recupero di aree di cantiere. Attualmente il 7,16% del territorio nazionale (circa 21.600 km²) è ormai compromesso.

Il dato preoccupante è l’aumento del consumo di suolo pro capite, che è passato da 348 m² per abitante nel 2006 a 365,7 m² nel 2023. Questo incremento avviene nonostante la diminuzione della popolazione, segnalando una dissociazione tra crescita demografica e urbanizzazione.

L’impatto dell’impermeabilizzazione e il rischio idrogeologico

Un altro elemento critico è l’impermeabilizzazione del suolo, che nel 2023 è aumentata di 26,2 km². Questa trasformazione riduce drasticamente la capacità del terreno di assorbire l’acqua, aumentando il rischio di inondazioni e frane. Le ripercussioni economiche sono notevoli: la perdita dell’effetto spugna ha generato costi per oltre 400 milioni di euro in un solo anno.

Il consumo di suolo in Italia PixaBay
© PixaBay

Le conseguenze vanno oltre l’aspetto finanziario, compromettendo anche i servizi ecosistemici essenziali, tra cui la qualità dell’habitat naturale, la capacità produttiva dei terreni agricoli, lo stoccaggio di carbonio e la regolazione del clima locale. Dal 2006 a oggi, sempre secondo il rapporto di Ispra, il costo totale legato alla perdita di questi servizi è stato stimato tra i 7 e i 9 miliardi di euro.

Particolarmente preoccupante è l’espansione dell’urbanizzazione in zone già soggette a rischio idrogeologico. Nel 2023 oltre 1.100 ettari di terreno sono stati trasformati in aree a pericolosità idraulica media, mentre circa 530 ettari sono stati artificializzati in aree a rischio frana, di cui 38 in zone a pericolosità molto elevata.

L’Italia, questi dati non fanno che confermarlo, si trova di fronte a una sfida urgente: è necessario ridurre il consumo di suolo e mitigare gli effetti dell’impermeabilizzazione. Servono politiche di gestione del territorio più attente, capaci di promuovere uno sviluppo urbano sostenibile e di incentivare il recupero delle aree già compromesse, ma questo al momento non sembra all’orizzonte.

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