Sostanze pericolose nei prodotti elettronici: il ruolo cruciale della direttiva RoHS
La direttiva RoHS è una normativa rispettata dai Paesi membri dell’Unione Europea, che mira a eliminare o ridurre l’utilizzo di determinate sostanze potenzialmente pericolose per la salute durante la realizzazione di prodotti elettrici ed elettronici. Ecco cosa prevede la direttiva comunitaria RoHS e quali sono gli obiettivi.
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Cosa prevede la direttiva comunitaria RoHS, e chi dovrebbe attenersi alle norme stabilite dalla normativa? Con la sigla RoHS si indica una direttiva UE che mira a ridurre l’utilizzo di sostanze pericolose durante la realizzazione di devices elettrici ed elettronici, ossia nella creazione delle cosiddette AEE (Apparecchiature elettriche ed elettroniche).
In base a quanto stabilito dalla Direttiva RoHS (normativa 2002/95/CE), i Paesi facenti parte dell’Unione Europea devono garantire che i dispositivi messi in commercio soddisfino una serie di requisiti imprescindibili.
Tali requisiti riguardano sia la sostenibilità ambientale del prodotto che la sicurezza per la salute del consumatore.
Nel caso specifico, la direttiva comunitaria RoHS entrata in vigore nel luglio del 2011 prevede che determinate sostanze (che vedremo di seguito) non possano essere impiegate nella realizzazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Ma perché si è reso necessario stabilire dei limiti nell’impiego di determinate sostanze nel settore tecnologico? Vediamo cosa prevede la normativa RoHS e qual è l’obiettivo primario dell’Unione Europea.
Cosa vuol dire la sigla RoHS?
Prima di addentrarci tra le ragioni e le finalità della direttiva comunitaria, vediamo cosa vuol dire la sigla RoHS.
Queste quattro lettere non sono altro che l’acronimo di “Restriction of Hazardous Substances Directive“, che possiamo tradurre come “Direttiva sulla restrizione delle sostanze pericolose” nel settore elettronico e tecnologico.
Come tutti gli altri settori produttivi, anche quello della tecnologia, infatti, fa spesso ricorso a materie e sostanze che possono avere un impatto molto rilevante sia sull’ambiente che sulla salute umana e animale.
I rischi maggiori si presentano durante la fase di smaltimento del prodotto, ovvero quando il dispositivo giunge alla fine del suo ciclo di vita utile, specialmente se non viene riciclato in modo corretto nella raccolta differenziata, insieme agli altri RAEE.
In casi del genere, i dispositivi possono facilmente rilasciare nell’ambiente sostanze pericolose, come piombo, mercurio e altri inquinanti.
Cosa prevede la direttiva comunitaria RoHS?
Come abbiamo visto, smaltire in modo errato i rifiuti tecnologici comporta un grave rischio per l’ambiente. Alcuni dispositivi, però, possono rappresentare una minaccia anche se utilizzati ed eliminati in modo corretto, a causa dei materiali e delle sostanze impiegate per la loro realizzazione.
Per arginare il rischio, all’interno della comunità europea è stata istituita la direttiva RoHS, che ha proprio lo scopo di limitare/vietare l’utilizzo di sostanze pericolose nella realizzazione dei dispositivi.
Allo stato attuale, la Direttiva comunitaria RoHS limita l’utilizzo di metalli pesanti e sostanze come piombo (non è un caso che la RoHs sia spesso definita la normativa Pb-free), cadmio, cromo esavalente, mercurio, bifenili polibromurati (PBB) ed eteri di difenile polibromurato (PBDE), bis (2-etilesil) ftalato (DEHP), dibutilftalato (DBP), diisobutilftalato (DIBP) e butil benzilftalato (BBP).
In base a quanto stabilito dalla normativa, fatta eccezione per i dispositivi specificatamente esclusi, tutti i prodotti elettrici ed elettronici devono limitare l’impiego di tali sostanze affinché possano essere venduti all’interno del perimetro UE.
Per essere certi che i prodotti che acquistiamo non contengano le sostanze sopra elencate, basta assicurarsi che rechino il marchio CE e/o le dovute certificazioni di sostenibilità.
Chi deve fare la dichiarazione RoHS?
La direttiva RoHS riguarda tutti i dispositivi che vengono prodotti, costruiti o importati all’interno dell’Unione europea.
Di conseguenza, sta a ogni Stato membro il compito di “recepire” la direttiva e metterla in pratica secondo le proprie politiche attuative.
Concretamente parlando, la direttiva si applica su dispositivi di vario genere, come:
- Elettrodomestici grandi e piccoli
- Strumenti informatici
- Sistemi di illuminazione
- Strumenti elettrici ed elettronici
- Giocattoli tecnologici
- Accessori sportivi
- Alcuni dispositivi medici, come gli strumenti di monitoraggio e quelli diagnostici.
Che differenza c’è tra Reach e RoHS?
L’unione Europea affronta con molto rigore tematiche come quella della sostenibilità ambientale e la tutela del cittadino.
Per far ciò, oltre all’appena trattata direttiva RoHs va menzionata senz’altro anche la normativa REACH, emanata nel 2006 e per certi versi correlata alla RoHS.
REACH è acronimo di “Registration, Evaluation, Authorisation and restriction of Chemicals”, e rappresenta una normativa volta a registrare, valutare, autorizzare ed eventualmente limitare l’utilizzo di determinate sostanze chimiche, sia quelle ampiamente note e utilizzate da anni che quelle più recenti. Proprio come la RoHS, tale direttiva mira a proteggere sia la salute del cittadino che l’ambiente e la biodiversità.