La Blue Beauty e la lotta alla plastica: scelte di bellezza per proteggere i nostri oceani
Se la Blue Beauty è un concetto di cui non abbiamo sentito ancora parlare, ci farà piacere approfondirlo. Un modo alternativo di pensare alla cura della pelle, senza danneggiare l’ambiente e, anzi, aiutare la sua difesa. Ben trovati nel mondo della bellezza blu, una felice evoluzione di quella green che tutti già conosciamo, che protegge gli oceani ma anche il resto del nostro pianeta.
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Il termine Blue Beauty non è nuovo, ma esiste già da qualche anno, ossia da quando l’omonimo movimento ideato nel 2018 ha iniziato a diventare noto. Si tratta di una sorta di evoluzione della Green Beauty, con un quid in più rispetto a questa. E la sua fondatrice, Jeannie Jarnot, sa quanto la bellezza possa essere di aiuto e sostegno alla natura.
Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo, natura, in quanto la difesa degli oceani non è l’unico obiettivo della Blue Beauty, se anche il nome rimandi al colore dei mari. Il movimento parte infatti dalla tutela acquatica, ma lavora in generale per garantire un mondo più pulito, con maggiore consapevolezza verso le scelte di cosmesi.
La differenza tra green e blue, in questo caso specifico, sta nell’approccio ambientale differente che hanno le aziende rispetto al tema. Se quelle verdi si “limitano” a non inquinare, con liste ingredienti rispettose e sostenibili, quelle votate al blu esercitano azioni positive nei confronti dell’ambiente. In pratica, si muovono in maniera più attiva.
Ma cosa significa e quali sono queste azioni che dovrebbero non solo rispettare i principi ecologici, ma anche invertire alcuni processi considerati insostenibili? Le risposte nei paragrafi successivi, dove parleremo di Blue Beauty e delle scelte di marchi che vogliono fare la differenza in termini ambientali.
Cos’è la Blue Beauty e storia del movimento
Il movimento Blue Beauty nasce, come accennato, nel 2018 da un’idea di Jeannie Jarnot, fondatrice di Beauty Heroes, una profumeria online con un’anima verde. In un periodo in cui già si parlava di sostenibilità ambientale, ma di meno rispetto ad oggi, la Jarnot ha fatto da pioniera ad un nuovo concetto.
L’imprenditrice ha infatti scelto di commerciare solo prodotti da aziende responsabili ed etiche sotto il profilo ecologico, ma anche propositive nei confronti delle tematiche ambientali. La differenza tra green e blue sta nei dettagli, con un sostegno maggiore alle cause ecologiste della seconda rispetto alla prima.
A differenza della bellezza verde, la bellezza blu non punta ad adoperare solo ingredienti puliti e provenienti da fonti sostenibili. Ma limita anche l’impatto che gli imballaggi hanno sulla natura, in particolare sulla vita marina, nonché lo spreco d’acqua e i danni che alcuni cosmetici hanno sui nostri oceani. E si torna alla questione mare.
Una delle più grandi minacce per le barriere coralline, per fare un esempio, è la crema solare tradizionale, che sta causando danni agli ecosistemi acquatici. Le Hawaii sono state il primo stato americano a vietare le creme solari contenenti sostanze chimiche dannose per i coralli, quali l’ossibenzone e l’ottinoxato, con una legge entrata in vigore il 1° gennaio 2021, ma non tutti si sono convertiti a questa visione.
I principi della Blue Beauty
Non solo ingredienti puliti nei cosmetici, ma anche caratteristiche diverse che nei comuni prodotti green non sono presenti. Il movimento Blue ha un occhio accorto per riconoscere le differenze e sostenere l’impegno di alcuni. Se vogliamo essere bellezze blu anche noi, ecco cosa dobbiamo guardare.
Packaging
Si prevede che entro il 2050 nel mare ci saranno meno pesci e più plastica, un valido motivo per dare la precedenza a quei cosmetici dal packaging sostenibile. Per essere blu, i marchi devono dire no alla plastica vergine, puntare su materiali riciclabili e riciclati, adoperare imballaggi minimi.
Liste INCI
I marchi Blue Beauty si devono assicurare che i loro prodotti siano sicuri per uomo e ambiente, non solo per l’oceano, provenienti da fonti sostenibili, in grado di ridurre al minimo l’impronta di carbonio. Ma anche limitare eventuali sostanze chimiche in grado di inquinare il suolo e alterare gli ecosistemi marini.
Le ricariche
Il packaging è importante, come accennato, ma lo è anche la possibilità di recuperare il contenitore per riempirlo alla spina. Le aziende che permettono di riportare e ricaricare il fustino di shampoo o sapone, vanno nella lista blu. Le si premia in quanto sostenibili riguardo a sprechi e consumi.
Lotta al cambiamento climatico
Un cosmetico Blue lotta contro il cambiamento climatico in modo attivo, con un processo di produzione che tiene conto anche del risparmio di acqua. Ma va anche a migliorare la propria composizione, in modo che vanti sostanze che, lavate via, possano avere un impatto nullo sull’ambiente. E per questo dice no a fragranze sintetiche e siliconi.
La Blue Beauty e la guerra alla plastica
Non c’è azienda Blue che non scelga di essere in prima linea contro la plastica, un materiale che sta affollando i nostri mari e le nostre discariche. Ma il problema non è solo lo smaltimento dei comuni flaconi dei cosmetici. Si calcola infatti un consumo di circa 5,3 litri di acqua per una singola bottiglia per bevande.
Ci diventa facile immaginare cosa possa comportare la produzione di migliaia di contenitori in plastica spessa per shampoo o bagnoschiuma. Il movimento blu mira a eliminare questo materiale dalla propria filiera, dando nuove opzioni che riducano i consumi e siano a basso impatto ambientale, come la carta biodegradabile e compostabile.
Ed alcuni marchi hanno fatto anche qualcosa in più, sostenendo la riforestazione con acquisti dei loro prodotti, o azioni per il recupero delle microplastiche oceaniche. Ne sono uscite linee di prodotti con packaging sostenibile da riciclo di questi materiali, un modo illuminato per contribuire a ridurre l’inquinamento dei mari.
Se poi la plastica non è riciclabile, no problem, visto che alcuni brand hanno puntato sul recupero di tonnellate di spazzatura oceanica per riconvertirla in eco carburante.