Coralli che sfidano il cambiamento climatico: il sorprendente caso di Tatakoto
Nell’atollo di Tatakoto decine di specie di coralli prosperano nonostante le estreme variazioni di temperatura. Cosa sta succedendo?
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AA prima vista l’atollo di Tatakoto, a oltre 1.000 chilometri da Tahiti, sembrerebbe tutt’altro che un habitat ideale per la vita dei coralli. La laguna semi-chiusa che lo caratterizza è soggetta a variazioni estreme di temperatura — fino a 3-4 °C nell’arco della giornata — e può raggiungere picchi termici di quasi 35 °C. Eppure, proprio qui, decine di specie coralline prosperano a pochi metri dalla superficie, sfidando ogni previsione scientifica.
Questa straordinaria scoperta è al centro di un progetto di ricerca condotto da Laetitia Hédouin, direttrice di ricerca al CNRS e specialista di barriere coralline, in collaborazione con il CRIOBE, i laboratori SECOPOL e l’organizzazione 1 OCEAN, con il supporto di UNESCO e del programma “Coral reefs, a challenge for humanity”. L’obiettivo: comprendere i meccanismi di resilienza che permettono ad alcuni coralli di sopravvivere in condizioni ambientali estreme, sempre più frequenti a causa del riscaldamento globale.

Acropora: da specie fragile a simbolo di adattamento
Una delle osservazioni più sorprendenti emerse durante le sei spedizioni a Tatakoto riguarda l’inaspettata resistenza di alcune specie considerate vulnerabili. In particolare, i coralli del genere Acropora, noti per essere tra i primi a sbiancare durante le ondate di calore marino, hanno mostrato una sorprendente tolleranza termica, sopravvivendo in numero maggiore rispetto ai Pocillopora, storicamente considerati più robusti. Questo fenomeno ribalta molte certezze consolidate e conferma studi precedenti condotti, ad esempio, a Palau, dove coralli esposti a variazioni termiche giornaliere hanno sviluppato una maggiore tolleranza al calore.
Coralli a Tatakoto, adattamento genetico o reazione temporanea?
Per capire se questa resistenza sia dovuta a un’adattabilità transitoria o a una mutazione genetica stabile, alcuni esemplari sono stati trapiantati da Tatakoto a Moorea, dove le condizioni ambientali sono meno estreme. Se i coralli riusciranno a mantenere le stesse capacità di sopravvivenza, la laguna di Tatakoto potrebbe rappresentare un vero e proprio serbatoio genetico per la rigenerazione delle barriere coralline danneggiate in altre parti del mondo.
Le barriere coralline sono tra gli ecosistemi più sensibili al cambiamento climatico e rappresentano un indicatore precoce della crisi ambientale in atto. Quando le temperature marine aumentano, i coralli espellono le microalghe simbiotiche di cui si nutrono, perdendo il colore e, in molti casi, morendo. Secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC, oltre il 90% delle barriere coralline potrebbe scomparire entro il 2050, con gravi conseguenze ecologiche ed economiche. Questi ecosistemi ospitano infatti circa il 25% della biodiversità marina e offrono protezione costiera e risorse alimentari a milioni di persone.

UNESCO in prima linea nella tutela dei coralli
Il progetto di Tatakoto rientra negli sforzi più ampi di UNESCO per lo studio, il monitoraggio e la protezione delle barriere coralline. I dati raccolti vengono condivisi attraverso la rete GOOS (Global Ocean Observing System) e l’International Coral Reef Initiative (ICRI), strumenti fondamentali per valutare lo stato di salute degli oceani e sviluppare strategie di conservazione.