I rifiuti elettronici non si buttano nel cestino dell’indifferenziata, ma non tutti gli italiani lo sanno cc
In crescita la raccolta dei rifiuti elettronici nel 2024, ma la strada verso una gestione corretta è ancora lunga.
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SSmartphone, tablet, lampadine, piccoli elettrodomestici e televisori: ogni giorno milioni di italiani si trovano a dover smaltire oggetti che, per legge, non possono essere gettati nel bidone dell’indifferenziata. Si tratta dei RAEE, ovvero i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, che devono essere raccolti in modo separato e gestiti in impianti autorizzati. Eppure, nonostante la presenza di 6.676 punti di raccolta sparsi sul territorio nazionale, molti cittadini non lo sanno o ignorano le regole.
Nel 2022 in Italia sono state 361.381 le tonnellate di RAEE raccolte e avviate al riciclo, a fronte di oltre 535.000 tonnellate gestite dagli impianti. Ma è il confronto con il mercato a far emergere la criticità: soltanto il 34,01% delle apparecchiature messe in commercio nei tre anni precedenti è stato correttamente raccolto e riciclato, un dato, elaborato da Ispra, che conferma che due terzi dei rifiuti elettronici sfuggono a una gestione tracciata e sostenibile.
Il tasso di riciclo effettivo è elevato – oltre l’83% se si considerano solo i RAEE preparati al riutilizzo, e quasi il 90% includendo anche quelli recuperati – ma la fase più problematica resta la raccolta. Il mancato conferimento nei canali ufficiali, la carenza di controlli lungo la filiera e la disinformazione dei cittadini continuano a ostacolare l’obiettivo europeo di una gestione efficiente e trasparente di questi rifiuti, spesso ricchi di materiali preziosi ma anche potenzialmente pericolosi per l’ambiente.
Il 2024 segna una timida inversione di tendenza: secondo il Rapporto RAEE pubblicato dal Centro di Coordinamento RAEE il 26 marzo, la raccolta è cresciuta del 2,5% rispetto al 2023, arrivando a poco meno di 360.000 tonnellate e riportando il dato in linea con quello del 2022. La raccolta pro capite è salita a 6,07 kg per abitante. Un incremento trainato soprattutto dai piccoli elettrodomestici e dall’elettronica di consumo (raggruppamento R4), che hanno registrato un +7,5% superando le 82.000 tonnellate.
Rimangono però forti le differenze territoriali. Nel 2024 le regioni del Nord hanno raccolto quasi 189.000 tonnellate di RAEE (+4,1%), quelle del Centro circa 81.000 tonnellate (+2%) e quelle del Sud 88.000 tonnellate, segnando però un leggero calo (-0,2%). Tra le regioni più virtuose spicca la Valle d’Aosta con un aumento dell’8,7%.
Secondo il consorzio Ecolight, la strada da percorrere è ancora lunga. Troppe apparecchiature vengono smaltite in maniera non conforme, con flussi che sfuggono alle filiere certificate. Per questo è fondamentale potenziare non solo le strutture di raccolta, ma soprattutto la cultura ambientale, a partire dalle scuole e dai punti vendita dove vengono acquistati i dispositivi elettronici.

Il Decreto legislativo 49/2014 prevede già obblighi precisi per produttori, distributori e consumatori, ma l’efficacia delle norme dipende dalla loro attuazione concreta. Ecco perché iniziative di sensibilizzazione, come quelle promosse dai consorzi RAEE e dalle multiutility, restano essenziali per colmare il divario tra quantità immesse sul mercato e quantità effettivamente raccolte.
I rifiuti elettronici non sono semplici scarti: possono contenere metalli rari, plastica riciclabile e componenti riutilizzabili, ma anche sostanze tossiche. Buttarli nel cestino sbagliato significa disperdere risorse preziose e aumentare i rischi ambientali. La transizione ecologica passa anche da qui: dalla consapevolezza nei piccoli gesti quotidiani.