Dal 1993 al 2024 il livello medio globale del mare si è alzato di 10 centimetri

Nel corso degli ultimi tre decenni il livello medio globale del mare è salito di 10 centimetri. I dati del Servizio Marino di Copernicus.

Dal 1993 al 2024 il livello medio globale del mare si è alzato di 10 centimetri

NNel corso degli ultimi tre decenni il nostro pianeta ha registrato un cambiamento silenzioso ma costante: il livello medio globale del mare è salito di 10 centimetri. Una variazione che potrebbe sembrare trascurabile, ma che rappresenta uno degli indicatori più chiari e preoccupanti del cambiamento climatico in atto. A documentarlo, fin dal 1993, sono le osservazioni satellitari della NASA, in particolare del Goddard Space Flight Center, e i dati raccolti dal Servizio Marino di Copernicus.

Questo innalzamento è il risultato di due fenomeni principali, entrambi legati al riscaldamento globale: lo scioglimento dei ghiacci e l’espansione termica dell’acqua. Quando l’oceano si riscalda, infatti, non solo accelera la fusione di ghiacciai e calotte polari, ma si dilata fisicamente, aumentando il proprio volume. A questi fattori si aggiungono, in misura minore, anche le variazioni delle riserve idriche terrestri, come laghi, falde e bacini artificiali.

Gli oceani funzionano come immensi serbatoi di calore, assorbendo circa il 90% dell’energia in eccesso accumulata nel sistema climatico terrestre a causa dell’aumento dei gas serra. È proprio la temperatura degli strati marini a fornire la chiave per interpretare i cambiamenti su scala globale.

Il monitoraggio di Copernicus avviene a tre livelli di profondità: 300 metri, dove si rilevano i primi effetti del riscaldamento; 700 metri, livello standard per le osservazioni a lungo termine; e 2.000 metri, dove si concentra la maggior parte del calore immagazzinato negli ultimi decenni. È in questo strato profondo che si osservano gli squilibri più duraturi, difficili da invertire anche nel lungo periodo.

L’aumento della temperatura dell’acqua marina non comporta solo il rialzo del livello del mare, ma ha impatti trasversali sull’intero sistema climatico: modifica le correnti oceaniche, compromette gli ecosistemi marini e costieri, aumenta l’energia disponibile per cicloni e tempeste tropicali.

Il riscaldamento dei mari preoccupa sempre di più

A confermare la tendenza al riscaldamento sono anche i dati più recenti del 2025. Il mese di febbraio è stato il terzo più caldo a livello globale dal 1940, con +0,63°C rispetto alla media 1991-2020 e +1,59°C rispetto all’epoca preindustriale. In Europa, le temperature sulla terraferma hanno superato di 0,40°C la media storica, accompagnate da precipitazioni generalmente inferiori alla norma. In Italia, il mese si è chiuso con un’anomalia positiva di +1,79°C, la settima più alta nella serie storica dal 1951.

Ma è il riscaldamento dei mari a suscitare particolare preoccupazione. Nel febbraio 2025 la temperatura media superficiale delle acque che circondano l’Italia ha toccato i 14,94°C, superando per la prima volta la soglia di +1°C sopra la media trentennale. Le anomalie maggiori si sono registrate nel Medio Adriatico, nel Mar Ionio e nel Canale di Sardegna, con scarti superiori a +1,5°C in alcune aree.

Dal 1993 al 2024 il livello medio globale del mare si è alzato di 10 centimetri
© Copernicus

La crescita del livello marino non è uniforme in tutto il mondo: alcune regioni, come l’Asia meridionale e il Pacifico occidentale, registrano tassi superiori alla media globale. Ma ovunque le conseguenze si fanno sentire. Dall’erosione delle coste all’intrusione salina nelle falde acquifere, dall’aumento del rischio alluvioni all’aggravarsi dei fenomeni meteo estremi, l’innalzamento del mare non è solo un dato statistico, ma una realtà che ridefinisce il rapporto tra uomo e ambiente.

Di fronte a questi dati, il messaggio della comunità scientifica è chiaro: la sfida climatica richiede un’accelerazione degli sforzi di mitigazione e adattamento, su scala sia locale che globale. Ridurre le emissioni, rafforzare la resilienza delle aree costiere, proteggere gli ecosistemi marini: queste sono alcune delle azioni chiave per contenere gli effetti di un fenomeno che, ormai, non è più reversibile nel breve termine.

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