Demolire una strada per ripristinare un fiume: l’esempio di Seul
A Seul una strada è stata demolita per ripristinare in fiume rimasto sepolto per anni: la storia del Cheonggyecheon Restoration Project.
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NNel cuore di Seul, una delle metropoli più dinamiche dell’Asia, scorre oggi un ruscello serpeggiante tra alberi e percorsi pedonali. Si chiama Cheonggyecheon e, a prima vista, sembra da sempre parte integrante della città. In realtà per quasi mezzo secolo questo corso d’acqua è rimasto sepolto sotto tonnellate di cemento e asfalto, cancellato dallo sviluppo urbano postbellico. Oggi, invece, è diventato il simbolo di una rinascita urbana che ha ispirato città in tutto il mondo.
Demolire una strada per ripristinare un fiume: l’esperimento a Seul
Tra il 1958 e il 2005, Cheonggyecheon è rimasto completamente coperto: prima da una colata di cemento per nascondere il degrado sorto dopo la guerra di Corea, poi, dal 1976, da un’autostrada sopraelevata lunga oltre 5,6 chilometri. Ogni giorno vi transitavano più di 160.000 veicoli. Ma a partire dai primi anni 2000, un cambiamento culturale e politico ha aperto la strada a una scelta radicale: demolire quell’autostrada e restituire alla città il suo fiume.
Il progetto di riqualificazione urbana è stato fortemente voluto da Lee Myung-bak, allora sindaco di Seul, che lo trasformò in uno dei punti cardine della sua campagna elettorale nel 2002. Nonostante i timori iniziali legati al traffico e alla logistica, i lavori sono stati completati in soli 27 mesi, per un costo di circa 386 miliardi di won (circa 220 milioni di euro). Il risultato è stato una trasformazione senza precedenti.
Oggi Cheonggyecheon è un percorso pedonale lungo quasi 6 chilometri, immerso nel verde, dove si tengono eventi culturali, spettacoli e attività all’aperto. Ma soprattutto è diventato un esempio virtuoso di rigenerazione ecologica. Il microclima lungo il fiume è sensibilmente più fresco: si registra una temperatura media di 4,6 °C inferiore rispetto a strade parallele della stessa zona. Un beneficio importante in una città densamente urbanizzata, dove l’effetto isola di calore è particolarmente marcato.
I vantaggi, però, non si fermano al raffrescamento urbano. La demolizione della sopraelevata ha aperto nuovi corridoi del vento, migliorando la ventilazione e riducendo i livelli di biossido di azoto del 35%. La qualità dell’aria è migliorata e con essa la vivibilità degli spazi pubblici. Secondo una ricerca del Seoul Institute, l’area ospita oggi oltre 660 specie, tra cui 174 animali e 492 varietà vegetali.
L’esempio di Seul ha fatto scuola
Questo intervento ha fatto scuola, entrando di diritto nel dibattito internazionale sulle città del futuro. È un caso emblematico del cosiddetto “depaving”, una pratica sempre più diffusa che prevede la rimozione di strade e superfici asfaltate per restituire spazio alla natura e migliorare la gestione delle acque meteoriche. Esperienze simili si moltiplicano in tutto il mondo: dalla High Line di New York al canale rinato di Utrecht, fino a Lovanio, in Belgio, dove la parola ontharden (“ammorbidire”) è entrata nei piani urbanistici per rimuovere il cemento in eccesso.

Il messaggio è chiaro: per rendere le città più vivibili, bisogna ripensare radicalmente lo spazio urbano, restituendo centralità alle persone e all’ambiente. E Seul, con il progetto Cheonggyecheon, ha dimostrato che anche un’infrastruttura imponente può essere sacrificata in nome del bene comune, con vantaggi tangibili per la qualità della vita, la salute pubblica e la biodiversità.