Rifiuti elettronici nell’UE: Croazia il paese più virtuoso, Italia tra i fanalini di coda
L’aumento dei rifiuti elettronici continua a essere un grande ostacolo alla riduzione dell’impronta ecologica dell’Unione Europea.
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II dispositivi elettronici e le apparecchiature elettriche sono ormai parte integrante della vita quotidiana. Lavatrice, aspirapolvere, smartphone, computer: sarebbe difficile immaginare la nostra esistenza senza questi strumenti, ma la crescita esponenziale della loro produzione e il rapido turnover tecnologico hanno generato un problema significativo: l’aumento dei rifiuti elettronici, un ostacolo alla riduzione dell’impronta ecologica dell’Unione Europea.
I rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) includono un’ampia gamma di prodotti, dai grandi elettrodomestici come lavatrici e frigoriferi, ai dispositivi elettronici come computer e stampanti, fino ai piccoli elettrodomestici come tostapane e aspirapolvere. Rientrano in questa categoria anche le videocamere, i pannelli fotovoltaici e persino i dispositivi medici.
Il tasso di riciclo dei rifiuti elettronici in Europa
Negli ultimi anni la quantità di apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato europeo è cresciuta in modo significativo, passando da 7,6 milioni di tonnellate nel 2012 a 13,5 milioni di tonnellate nel 2021. Il riciclo di questi materiali, però, non ha tenuto lo stesso passo: nel 2021 sono stati raccolti solo 4,9 milioni di tonnellate di RAEE. Il tasso di raccolta varia notevolmente tra i paesi dell’UE. L’Austria, ad esempio, si distingue per una raccolta media di 15,46 kg per abitante, mentre la media europea si attesta a 11 kg.
Gli apparecchi elettronici contengono sostanze nocive, come il piombo, che possono contaminare l’ambiente e mettere a rischio la salute umana. L’UE ha implementato regolamenti per ridurre l’uso di tali sostanze, limitando la presenza di elementi tossici nei nuovi prodotti immessi sul mercato. Un altro aspetto cruciale è la provenienza delle materie prime utilizzate nei dispositivi elettronici. Minerali rari come cobalto, litio e nichel provengono spesso da paesi con scarse tutele dei diritti umani. Per contrastare questa situazione, l’UE ha introdotto normative che obbligano gli importatori a verificare la provenienza etica di tali materiali.
Le strategie dell’UE per la riduzione dei rifiuti elettronici
Nel marzo 2020 la Commissione Europea ha presentato il Piano d’Azione per l’Economia Circolare (PAEC), che prevede azioni concrete per ridurre i RAEE. Tra le misure adottate figurano:
- Il diritto alla riparazione, che impone ai produttori di fornire assistenza e pezzi di ricambio per prolungare la vita utile dei dispositivi.
- L’introduzione del caricabatterie universale, con l’USB di tipo C come standard per la maggior parte dei dispositivi a partire dalla fine del 2024.
- L’istituzione di incentivi per il riciclo e il riutilizzo, per incoraggiare il recupero di materiali preziosi dai RAEE.
Nel marzo 2023, inoltre, la Commissione ha proposto una normativa per rendere la riparazione dei prodotti elettronici più accessibile ed economica. Parallelamente, a febbraio 2023 è stata avanzata una proposta di aggiornamento della direttiva RAEE, con l’obiettivo di migliorare il trattamento dei pannelli fotovoltaici e definire nuovi obblighi per i produttori.
Nel febbraio 2021 il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo piano per l’economia circolare, ponendo obiettivi vincolanti per il 2030 relativi alla riduzione dell’impronta ecologica dei materiali. Entro il 2050, l’UE punta a diventare un’economia completamente circolare, riducendo al minimo l’uso di risorse e il rilascio di emissioni nocive.
I paesi più virtuosi e il caso italiano
A livello europeo la Croazia si distingue come il paese con il miglior tasso di riciclo dei RAEE (81,3%), seguita da Estonia (69,8%) e Bulgaria (68,8%). L’Italia, con un tasso di riciclo del 32,1%, si colloca tra i fanalini di coda, ben al di sotto della media UE. Nel nostro paese nel 2021 sono state raccolte 385 mila tonnellate di RAEE, con una crescita del 5,3% rispetto all’anno precedente. L’incremento, però, non è sufficiente a colmare il divario con gli altri stati membri più virtuosi.
Il valore economico del riciclo dei rifiuti elettronici
Oltre agli aspetti ambientali, il riciclo dei RAEE rappresenta un’opportunità economica significativa. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la domanda di litio potrebbe moltiplicarsi per 40 entro il 2040, mentre quella di cobalto e nichel potrebbe aumentare di 20 volte. Secondo l’ENEA, da una tonnellata di schede elettroniche si possono ricavare 129 kg di rame, 43 kg di stagno, 15 kg di piombo, 0,35 kg di argento e 0,24 kg di oro, per un valore complessivo di oltre 10.000 euro.
L’incremento dei rifiuti elettronici rappresenta una delle sfide ambientali più urgenti per l’UE. Nonostante gli sforzi compiuti finora, il tasso di riciclo rimane insufficiente e i livelli di raccolta variano notevolmente tra i paesi membri. Per raggiungere l’obiettivo di un’economia circolare entro il 2050, sarà fondamentale adottare politiche ancora più incisive, incentivare il riutilizzo dei materiali e sensibilizzare i cittadini sull’importanza della gestione sostenibile dei RAEE.